500 Miglia di Indianapolis
La 500 Miglia di Indianapolis (Indianapolis 500) è una gara automobilistica degli Stati Uniti d'America, nata nel 1911. Si svolge il fine settimana del Memorial Day sul circuito ovale del Motor Speedway di Indianapolis. La prima edizione è stata vinta da Ray Harroun a bordo di una Marmon Wasp, la più recente (svoltasi il 29 maggio 2022) dallo svedese Marcus Ericsson.
L'importanza di questa gara per l'automobilismo americano è tale, che le vetture monoposto partecipanti alle serie americane (simili esteticamente alle Formula 1, ma con molte differenze tecniche) sono spesso chiamate IndyCars e il campionato in cui essa è inserita, il più importante del Nord America, porta il nome di IndyCar Series.
Tra il 1950 e il 1960 la 500 Miglia è stata valida per il Campionato mondiale di Formula 1, nel tentativo di avvicinare le due principali serie automobilistiche; tuttavia, l'integrazione fra i due mondi è stata pressoché nulla e ne resta una traccia solamente negli albi d'oro.
L'Indianapolis Motor Speedway è stato costruito nel 1909 con l'intento di ospitare eventi di vario genere e fino al 1910 vi si tennero competizioni di auto, moto e persino di mongolfiere. All'epoca della costruzione la pista era ricoperta da un fondo in ghiaia e catrame ma nel 1910 fu realizzato un nuovo manto stradale composto da tre milioni e duecentomila blocchetti di porfido per il quale vennero spesi 155.000 Dollari. Per il 1911 gli organizzatori vollero un evento più importante che si disputasse sulle 24 ore o magari sulle 1000 miglia. Alla fine si decise di organizzare una 500 miglia (200 giri).
La prima edizione della 500 Miglia si svolse il 26 maggio 1911 e il monte premi di 27.550 dollari attirò 46 concorrenti che per qualificarsi dovevano percorrere un giro con una media superiore alle 75 miglia orarie (circa 120 km/h); in 40 superarono le qualifiche. Il regolamento prevedeva che la cilindrata non superasse i 600 pollici cubici (9.830 cm³) e che il peso non fosse inferiore a 2.300 libbre. Il vincitore della prima edizione, a una media di 120,060 km/h, fu Ray Harroun a bordo di una Marmon Wasp che montava il primo specchio retrovisore della storia: mentre le altre vetture ospitavano un meccanico per osservare il traffico alle spalle, Harroun decise di partire da solo risparmiando peso e montando lo specchio retrovisore.
Nel 1912 il monte premi toccò i 50.000 $ e furono introdotte due nuove regole: il numero dei partenti fu fissato a 33 (regola ancora oggi in vigore) e fu reso obbligatorio un meccanico a bordo. Quell'anno vinse Joe Dawson su National, dopo che Ralph De Palma era stato costretto al ritiro nel corso del 198º giro per il cedimento di una biella del motore della sua Mercedes. De Palma concluse la corsa a spinta piazzandosi undicesimo.
Le edizioni successive videro un crescente interesse da parte del pubblico che accorreva sempre più numeroso. Per questo, oltre a Mercedes, anche alcune altre marche europee, come Fiat e Peugeot, decisero di cimentarsi nella 500 Miglia. Peugeot, che aveva utilizzato un avanzato motore a distribuzione desmodromica bialbero a camme in testa con quattro valvole per cilindro e camere di combustione emisferiche, vinse tre volte (1913, 1916 e 1919), Mercedes (1915) e Delage (1914) una. Nel frattempo il regolamento ridusse la cilindrata massima ammessa a 450 pollici cubici (7.400 cm³).
Negli anni venti la competitività delle auto europee calò e furono le auto e i piloti di casa a prendere il sopravvento. Nel 1920 vinse Gaston Chevrolet su una Frontenac preparata dal fratello Louis. Negli anni successivi fu la Duesenberg a diventare protagonista della 500 Miglia e nel 1925, guidata da Peter De Paolo, vinse superando il limite delle 100 miglia orarie di media. Ma fu proprio in quegli anni che si fecero largo costruttori indipendenti, che vendevano motori a chiunque avesse un telaio su cui montarli. Il primo di essi fu Harry Miller, i cui motori conquistarono 12 edizioni tra il 1922 e il 1938. Nel frattempo il regolamento subì diversi cambiamenti passando dai tre litri di cilindrata del 1920, al litro e mezzo del 1929, e fu abolita la presenza obbligatoria del meccanico a bordo. Dopo la crisi economica del 1929 furono ammessi anche motori derivati dalla serie e per questo la cilindrata fu innalzata a sei litri e proibita la sovralimentazione. Anche la pista cominciava a subire alcuni cambiamenti. Il nuovo proprietario dell'autodromo, Tony Hulman, nel 1938 iniziò l'opera di asfaltatura del circuito che si concluse nel 1961, quando l'unico tratto di porfido rimasto era il rettilineo del traguardo.
Nel frattempo, Fred Offenhauser, titolare dell'officina dove Miller aveva costruito i propri motori, cominciò a lavorare su un propulsore di sua concezione che ricalcava il motore Peugeot che aveva dominato negli anni dieci. La prima vittoria arrivò nel 1935 ad opera di Kelly Petillo e dal 1947 al 1964 i motori Offenhauser vinsero tutte le edizioni con piloti come A.J. Foyt, Troy Ruttman, Bill Vukovich. In più vinsero altre 7 edizioni tra il 1968 e il 1977 sconfitti solo dai motori Ford.
Nel 1978 il 4 cilindri Offenhauser cedette il passo al Cosworth DFX che, nella versione sovralimentata, si aggiudicò dieci edizioni consecutive tra il 1978 e il 1987.
Sin dalle prime edizioni, la 500 Miglia riscosse un certo successo tra i costruttori del vecchio continente che vi si cimentarono con successo negli anni dieci. Inoltre tra il 1912 e il 1916 la vittoria andò a piloti europei tra cui l'italiano Ralph De Palma. Quella del 1916, firmata Dario Resta, sarebbe stata l'ultima vittoria per un europeo a Indy fino al 1965. Negli anni venti le vetture europee non brillarono: Mercedes, Fiat e Bugatti ottennero qualche modesto piazzamento senza particolari acuti. Fu nel 1939 che gli europei tornarono a brillare con la vittoria della Maserati 8CTF guidata da Wilbur Shaw che si ripeté l'anno successivo sulla stessa vettura. Queste rimangono tuttora le uniche vittorie di una vettura completamente italiana alla 500 Miglia.
Dopo la seconda guerra mondiale auto europee tornarono a Indy ma senza successo. Tra il 1950 e il 1960 la 500 Miglia fu addirittura inclusa nel calendario del Campionato di F1 per cercare di favorire l'integrazione dei due mondi ma l'iniziativa ebbe scarso successo. Gli europei infatti disertavano in massa la trasferta americana e solo la Ferrari vi si cimentò con Alberto Ascari e una 375 F1 modificata. Tuttavia il pilota milanese fu costretto al ritiro per la rottura del mozzo di una ruota. Nel 1961 Jack Brabham vi prese parte con una Cooper da F1 leggermente modificata piazzandosi nono.
La svolta arrivò nel 1963 con l'arrivo della Lotus. Chapman portò infatti novità come il telaio monoscocca e il motore posteriore, in un mondo nel quale non si sapeva ancora nulla dei problemi legati all'aerodinamica che le monoposto a motore posteriore avevano cominciato ad affrontare. All'esordio la Lotus si piazzò seconda con Jim Clark che poi vinse nel 1965. Nel 1966 fu la volta di Graham Hill che vinse a bordo di una Lola-Ford; in quella stessa edizione Jackie Stewart fu nominato Rookie of the Year. Nel 1967 fecero la loro apparizioni anche le vetture a turbina e nel 1968 furono schierate 4 Lotus 56 a turbina che lottarono a lungo per la vittoria ma che furono costrette al ritiro per noie all'alimentazione.
Negli anni settanta si ebbe un netto dominio da parte della scuola inglese che partecipava alla 500 Miglia con McLaren, Lola e March che vinse tutte le edizioni dal 1983 al 1987. Sul finire degli anni ottanta tentò l'avventura ad Indianapolis anche la Porsche, che nel 1989 e 1990 fornì i motori alla March, seguita dall'Alfa Romeo nel 1990 e 1991. Entrambe le avventure ebbero scarso successo, al contrario della Mercedes che nel 1994 vinse con Al Unser Jr. e il Team Penske.
Oggi sono molti i piloti europei che corrono la 500 Miglia con successo. Negli anni novanta, l'olandese Arie Luyendyk si è aggiudicato due edizioni della corsa (1990, 1997) e nel 1996 ha fatto segnare la velocità media sul giro più veloce della storia di Indianapolis: 382,15 km/h. Dal 2000 in poi sono arrivate le vittorie dello scozzese Dario Franchitti (2007, 2010 e 2012) e dell'inglese Dan Wheldon (2005 e 2011).L'azienda italiana Dallara, con sede a Varano Melegari (Parma), è sempre stata un costruttore approvato di queste vetture sin dal 1997 e a partire dal 2007 le fornisce in via esclusiva. Dal 1997 la Dallara ha vinto quattordici campionati Indy, dodici 500 miglia e ha collezionato oltre 200 vittorie.
Gli anni settanta rappresentarono la svolta per la 500 Miglia. Infatti sempre più piloti cominciarono ad approdare dall'estero per cimentarsi nel catino di Indianapolis che ogni anno registrava il tutto esaurito. Uno di questi fu Emerson Fittipaldi che vinse due edizioni a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Tuttavia è stato alla fine degli anni novanta che gli americani hanno perso definitivamente l'egemonia; infatti tra il 1995 e il 2011 solo quattro statunitensi sono riusciti a vincere ad Indianapolis. Inoltre ogni anno si registrano sempre più presenze straniere come il giapponese Takuma Satō, la svizzera Simona de Silvestro, il sudafricano Tomas Scheckter o il belga Bertrand Baguette.
L'Indianapolis Motor Speedway